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Le tuniche di pelle

La questionne del FILIOQUE sotto une nuova prospettiva teologica

Chiesa, Comunione e Mondo

 

Chiesa , Comunione e Mondo

Agatangelo, Metropolita di Fanarion,
Direttore Generale della Diakonia Apostolica
della Chiesa di Grecia.

La Chiesa, secondo la tradizione apostolica, è lo storico corpo di Cristo, nel quale il genere umano e tutta la creazione si ricapitola, si rinnova e si completa tanto attraverso la riconciliazione e la ricapitolazione di Dio della comunione incrinata, quanto per il compimento escatologico dell'inaugurazione in Cristo del regno di Dio. Il secondo Adamo, Gesù Cristo, è stato il principio della «stirpe nuova» dei cristiani, nel corpo del Quale tutti i battezzati si concentrano come membra, perché «quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte… e siamo stati intimamente uniti a lui a somiglianza della sua morte» (Rm 6, 3-5).

La nuova relazione degli uomini con Dio è vissuta quale esperienza comune nell'unità organica e nella liturgia armonica di un solo corpo, «e infatti noi tutti siamo stati battezzati mediante un solo Spirito in un solo corpo… voi siete corpo di Cristo e, ognuno secondo la propria parte, sue membra» (1 Cor 12, 12 ss.), nel quale si rinnova il «secolo antico», nel quale si compie ed è vissuta dai fedeli in Cristo la nuova realtà del mondo e in cui il «già» si unisce al «secolo futuro» nella storia della salvezza (Rm 5, 12-21).

Questa esperienza ecclesiale costituisce la più profonda espressione storica dell'opera dello Spirito Santo – che è garanzia della presenza del Signore nella Chiesa – all'interno della vita stessa della Chiesa, vivifica la nuova umanità in Cristo, rende accessibile la verità della rivelazione in Cristo nella Chiesa, la protegge dalle utopie del tempo o dalle parziali ricerche escatologiche, assicura l'autenticità delle verità di fede, secondo la propria coscienza, attraverso precisi modelli storici, trasforma la verità storica in Cristo in verità storica adeguata ai tempi della Chiesa, mantiene il genuino equilibrio all'interno della Chiesa tra la continuità diacronica e il rinnovamento del messaggio cristiano, tutela l'autentico succedersi del continuo essere della fede nel continuo divenire della tradizione e, più in generale, conduce la Chiesa stessa al sicuro adempimento della sua missione nel mondo sino alla fine dei secoli.

La realizzazione della missione della Chiesa diviene attuabile, secondo il comando del suo Fondatore, solo attraverso il vissuto ecclesiale del corpo della Chiesa e attraverso l'annuncio della fede cristiana «a tutte le genti»; fa altresì riferimento all'assunzione, al rinnovamento e al rapporto del mondo con il suo divino Fondatore, Gesù Cristo. Così l' assunzione del mondo nel corpo della Chiesa è compresa sempre all'interno del quadro dell' assunzione dell'intero genere umano e di tutta la creazione divina nell'umanità di Cristo, «perché Cristo sia tutto e in tutti» (Col 3, 11).

Gesù Cristo, in pratica, nonostante abbia assunto, con la Sua incarnazione dalla stirpe di David, la comune natura umana, non era un semplice uomo nella Sua umanità, ma l' uomo per eccellenza che ha assunto, nella Sua umanità, l'intero genere umano e l'intera creazione divina.

Questa prospettiva cristologica della relazione tra Chiesa e mondo, che ha come suo cardine la «ricapitolazione» di tutto nell'umanità di Cristo, rivela sapientemente la liturgia acquisita dalla Chiesa e non certamente quella rigettata in tutta la storia della salvezza. In concreto la Chiesa, in quanto prolungamento del corpo di Cristo nello spazio e nel tempo, assume di continuo l'uomo e il mondo non certo come modelli ideologici e teorici, quanto piuttosto come realtà storiche incarnate, ossia l'uomo che esiste e che si evolve nel contesto della varietà dei suoi cammini spirituali oppure delle sue tradizioni politiche. Ciò che Cristo opera nel mondo, lo opera altresì all'interno della Sua Chiesa, allo stesso modo in cui l'azione della medesima Chiesa nel mondo è resa possibile solo attraverso Cristo.

Da questo punto di vista tutta la liturgia della Chiesa si configura secondo la sua natura, in quanto corpo di Cristo, come pure secondo la sua missione, in quanto assunzione nel corpo di Cristo di tutto il genere umano , il “luogo” per eccellenza in cui vengono abbattuti tutti gli elementi etnici, sociali, spirituali e ogni altro elemento divisivo, tanto a motivo della restaurazione della retta comunione, in Cristo, dell'uomo con Dio, con il suo prossimo e con il mondo, quanto a motivo dell'elezione del genere umano, della sua unità ontologica. Questa autocoscienza della Chiesa è sempre esistita, come si evince sia dalla teologia dei grandi Padri della Chiesa sia da come è soprattutto vissuta nell'esperienza e nella tradizione liturgica della Chiesa con particolare coerenza e continuità.

Questa coscienza della Chiesa dei primi secoli è espressa altresì dall'anonimo autore della lettera a Diogneto: «I cristiani né per regione, né per voce, né per costumi sono da distinguere dagli altri uomini. Infatti, non abitano città proprie, né usano un gergo che si differenzia, né conducono un genere di vita speciale… Vivono nella loro patria, ma come forestieri; partecipano a tutto come cittadini e da tutto sono distaccati come stranieri. Ogni patria straniera è patria loro, e ogni patria è straniera… Dimorano nella terra, ma hanno la loro cittadinanza nel cielo. Obbediscono alle leggi stabilite, e con la loro vita superano le leggi. Amano tutti, e da tutti vengono perseguitati. Non sono conosciuti, e vengono condannati. Sono uccisi, e riprendono a vivere. Sono poveri, e fanno ricchi molti; mancano di tutto, e di tutto abbondano. Sono disprezzati, e nei disprezzi hanno gloria. Sono oltraggiati e proclamati giusti. Sono ingiuriati e benedicono; sono maltrattati ed onorano. Facendo del bene vengono puniti come malfattori; condannati gioiscono come se ricevessero la vita. Dai giudei sono combattuti come stranieri, e dai greci perseguitati, e coloro che li odiano non saprebbero dire il motivo dell'odio. A dirla in breve, come è l'anima nel corpo, così nel mondo sono i cristiani. L'anima è diffusa in tutte le parti del corpo e i cristiani nelle città della terra. L'anima abita nel corpo, ma non è del corpo; i cristiani abitano nel mondo, ma non sono del mondo».

Tutta la liturgia della Chiesa, attraverso la formazione del suo storico corpo, introduce una nuova proposta per la riorganizzazione radicale della società, in quanto offre un nuovo modello di uomo, il prototipo dell'«uomo cristiano», quale cellula fondamentale per il rinnovamento delle sue strutture, nonché un nuovo tipo di relazione dell'uomo con Dio e con il mondo, ossia il tipo della realtà sociale incarnata in Cristo. Da questo punto di vista la comunità cristiana ha operato fin dalle origini non solo in qualità di una semplice “proposta” religiosa, ma allo stesso tempo anche in qualità di una composita sfida sociale che unì il rinnovamento spirituale della società al suo inserimento organico nello specifico corpo ecclesiale. Questo processo aveva origine con l'accoglimento da parte dell'uomo del messaggio di redenzione della fede cristiana e terminava con il battesimo sacramentale, nonché con tutta l'esperienza sacramentale della Chiesa che formava la particolare identità del corpo teantropico della Chiesa stessa all'interno del più ampio quadro della società. In questo modo la relazione più profonda tra Chiesa e mondo è vissuta praticamente ad ogni assemblea liturgica nella quale si forma il corpo di Cristo, tanto come un' anafora liturgica di tutta la creazione divina nel suo Creatore, quanto come un prolungamento mistagogico del Santo Altare nel mondo intero.

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